Dancalia e Tigrai
Nell'ombelico del mondo, alla scoperta delle origini dell'uomo.
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TIPS
14 Gennaio
Arrivo ore 6:40 del mattino con volo diretto Ethiopian Airlines da Milano Malpensa ad Addis Abeba, quindi partenza in jeep alla volta del mercato di Senbete. 4 ore di auto su e giù per l'altopiano: molto bello, strade tortuose ma con asfalto ben posato, variazione di colori caldi dal verde all'ocra e dal giallo al marrone. Alberi verdi, muretti a secco, ponticelli, piccoli villaggi con casette di fango e paglia, fiumiciattoli, asinelli carichi di paglia, capre, mucche, pastori, bambini e anziani che camminano ai lati della strada.
Ci siamo fermati in un bellissimo punto panoramico con una bellissima vista sulla vallata e lì abbiamo trovato i primi ragazzi che ci venivano intorno chiedendo vestiti soldi penne e caramelle in cambio di bustine di origano.
Per l'ora di pranzo ottimo pasto a base di riso e verdure nel villaggio di Shewa Robit e quindi primo pomeriggio trascorso in visita al mercato di Sanbete, un'oretta di giro e 300 birr ad auto per avere una guida locale obbligatoria e necessaria ad entrare indisturbati nel mercato.
Mercato molto piccolo ma caratteristico, pieno di colori e profumi.
Per la serata abbiamo raggiunto la cittadina di Dessie sull'altopiano e abbiamo cenato e soggiornato presso il Time Hotel con shiro e injera.
15 Gennaio
Partenza ore 8:15 da Dessie alla volta del mercato di Bati e del sito di Lucy a Hadar.
Ricca colazione a base di uova e pane caldo, latte e caffè e cornflakes e spremuta di mango.
Il mercato di Bati dista un'ora di auto e si raggiunge tramite una strada panoramica che è un saliscendi nella rift valley e attraversa tanti piccoli villaggi.
Nei villaggi le case sono di bamboo e paglia, o fango e mattoni e sono a pianta circolare o rettangolare, con accanto costruzioni più piccole dove si trovano la cucina e il bagno.
La rift valley è semplicemente rigogliosa.
Ci si lascia la regione degli Amara alle spalle e si entra nella regione degli AFAR e nel parco naturale Mile Serdo, attraversato dal fiume Awash.
All'altezza di Semera, abbiamo "discusso" e contrattato con gli Afar per una guida e due guardie armate che ci accompagnassero nel sito archeologico.
NB: c'è una sorta di "mafia" locale gestita dallle tribù Afar che decidono a seconda del caso e a loro piacimento che tariffe applicare, quante persone armate e guide obbligare ad avere per attraversare la regione e se e come accedere alla loro terra. Non c'è possibilità di evitare tutto questo: la terra è la loro e si viene "accolti" alle loro regole, che ci piaccia o no, senza possibilità di appellarsi al ragionamento onesto ed equalitario o di farli avvicinare alle nostre posizioni senza indispettirli e infastidirli. Auguratevi di avere un autista conosciuto che sappia come interfacciarsi con gli Afar.
Il sito di Lucy è molto bello, paesaggio spaziale, sembra di stare sul sito di uno dei film di Star Wars.
La guida e la guardia armata ci hanno condotto fino al sito di ritrovo dell'austrolopitecus afarensis rinominato Lucy. Nel luogo dove sono state rinvenute le ossa dello scheletro dell'ominide attualmente c'è una targa. I due non hanno disdegnato foto in posa e di gruppo....
Ripartiti dal sito, abbiamo raggiunto Asaya dopo un'ora e mezza circa su una lunga strada dritta non asfaltata.
L'alloggio era veramente suggestivo, presso il Basha Amare Hotel, un alberghetto locale (descritto anche da A. Semplici nel libro Dancalia) dove c'erano camere e anche letti di paglia intrecciata con zanzariera sotto le stelle.
La cena è stata servita dentro la struttura, seduti ad un lungo tavolo sotto una veranda. Abbiamo mangiato ottimo brasato di carne di manzo, patate fritte, verdure in padella (carote cipolle fagiolini), riso basmati e zuppa di lenticchie e per finire papaya a fette.
La nottata è trascorsa fresca e tranquilla sotto le stelle. Il cielo era spettacolare, dormire con il sacco a pelo all'aperto è stata un'esperienza inimmaginabile e impagabile, veramente.
16 Gennaio
Sveglia improvvisa alle 4 di notte dal suono del fajr, la preghiera del mattino dell'Islam, che è andata avanti per più di mezz'ora. I rumori della notte sono stati molti, versi di uccelli e animali, vento tra le foglie, grilli...Alle 6 di mattina abbiamo visto la bellissima alba sul fiume Awash e poi siamo stati circondati da uccelli rapaci, uccelli spazzatura. Dopo colazione abbiamo fatto un giro veloce al mercato del paese: l'impressione è stata quella di non essere graditi dai locali che ci hanno insistentemente e decisamente fatto capire di andare via. La popolazione Afar è decisamente poco ospitale. Per fortuna una simpatica signora in carne che aveva un piccolo "bar locale" sulla via principale, ci ha preparato un ottimo caffè etiope. Per l'ora di pranzo abbiamo preso la via per raggiungere il lago Afrera (chiamato anche Giulietti), che abbiamo comodamente raggiunto in tardo pomeriggio. Il panorama che si ammira al tramonto, scendendo verso l'immenso lago, è indubbiamente suggestivo. Per le 19 abbiamo raggiunto le saline e piantato le tende in riva al lago. Quindi, prima di cena, abbiamo fatto un bagno nel lago salato (28-30°) con risciacquo successivo nelle calde acque della "hot spring" (38-40°) che sorge subito accanto. La serata si è conclusa con una cena a base di minestra di verdure, patate e verze e spaghetti al pomodoro con verdura di contorno e banane.
La calda notte in tenda sotto le stelle è stata anch'essa suggestiva emozionante e indimenticabile.
17 Gennaio
Sveglia ore 6:30, altro bagno rigenerante mattutino nella hot spring e quindi, dopo colazione, visita delle saline con le vasche di sedimentazione. Per metà mattina, siamo partiti alla volta del vulcano Erta Ale.
Erta Ale è una catena di vulcani posta nel Triangolo di Afar, a nord ha la piana del sale, a sud giunge fino al Lago Afrera-Giulietti a ovest ha inizio l'altopiano etiope e a est inizia la depressione della Dancalia.
Sosta "tecnica" in mezzo al deserto perchè il nostro SUV era insabbiato. Abbiamo raggiunto il campo base di partenza per l'ora di pranzo e dopo un riposino di inizio pomeriggio, per le 17 ci siamo incamminati, zaino in spalla, sul sentiero che sale al cratere.
I cammelli ci hanno seguito lentamente, portando i materassini per dormire e l'acqua per la notte.
La regione vulcanica ha una superficie di 2350 km² tra la quota di meno 30 e più 90 mt slm. I vulcani sotto tutti a scudo e sorgono sulla faglia basaltica di divisione tra la placca africana e quella asiatica che permette la fuoriuscita di magma, fenomeno che di solito si osserva solo nelle dorsali oceaniche negli abissi del mare aperto.
La depressione in passato era occupata dal Mar Rosso.
L'Erta Ale è alto circa 600 mt slm e ha una lago di lava in costante movimento e ebollizione. La temperatura all'interno del cratere è di 1200º Celsius. È uno dei quattro vulcani che, nel mondo, permettono l'osservazione dello straordinario e spettacolare fenomeno del crearsi di una crosta neura indotta dal raffreddamento del magma a contatto con l'aria.
Dopo quasi 3 ore di camminata e oramai nel buio della notte, siamo giunti fin sull'orlo del cratere. Spettacolo indescrivibile, emozione piena! Mai vista una potenza della natura del genere, mai provato un batticuore così forte di fronte ad un paesaggio... Si cammina nel buio, in un trenino di luci frontali, intorno al cratere...veramente a due passi dal bordo. Il magma a brevissima distanza ribolle nella bocca del vulcano, i fumi solforosi raggiungono le narici, un calore pervade l'aria circostante e il rumore del vulcano che ribolle sotto ai nostri piedi ti fanno vivere un momento suggestivo e pauroso al contempo. Spettacolo della natura da mozzare il fiato, difficile trovare le parole giuste per descrivere quanto provato. Per le 21:30 siamo tornati leggermente sui nostri passi e ci siamo accampati per la notte nelle capanne di sassi poco distanti dal cratere, dalle quali si gode una bellissima visuale sul fumo dai riflessi rossi che esce dalla terra. Ascoltare ad alto volume Ludovico Einaudi nelle cuffie seduta nella posizione del loto mentre si ammirava il vulcano nel buio della notte sotto a un cielo trapunto da migliaia di stelle è valso già da solo tutta la vacanza e sarà un'immagine indelebile nella mia memoria.
18 Gennaio
Sveglia ore 5 del mattino e camminata all'alba a rimirare il cratere in altre condizioni. Bellissimo spettacolo, la luce dell'aurora donava al paesaggio un aspetto molto più suggestivo. Ci siamo reincamminati verso il campo base di buon mattino e per le 9 eravamo già a fare colazione all'ombra nella vallata, riuscendo così ad evitare di camminare sotto il sole delle ore più calde.
Per le 10 ci siamo messi in movimento alla volta di Amhed Ela. Per raggiungere il villaggio nella zona del Dallol, siamo riusciti a passare nelle piste sterrate che attraversano la zona del deserto sabbioso e così abbiamo risparmiato un giro molto più lungo in termini di km e tempo. Il percorso fuoristrada è stato impervio e movimentato, ma avvincente di sicuro, con tanti sballottamenti e sobbalzi e paesaggio mai scontato tra le piste sterrate di rocce e quindi di sabbia, tra le mandrie di mucche.
Per le 14 abbiamo raggiunto il villaggio e, dopo un pranzo ricco sotto l'ombra di un'ampia veranda di paglia, abbiamo preso possesso dei nostri giacigli e atteso il tardo pomeriggio per muoverci verso il lago salato e la grande distesa delle piane di sale per ammirare la partenza delle lunghe carovane di cammelli e asinelli che intraprendono la traversata della regione carichi di blocchi di sale. Il lago salato al tramonto era bellissimo, i colori caldi del cielo si stagliavano contro le tonalità bianco ghiaccio delle acque. Nottata romantica e sognante nel sacco a pelo sotto un grande cielo stellato. Veramente impagabile.
19 Gennaio
Giornata di minimi spostamenti nelle aree intorno al villaggio, nella regione degli Afar, per visitare tutte le meraviglie della depressione Dancalica, 47 mt sotto al livello del mare, nel nord est dell'Etiopia.
Sveglia di buon mattino e, dopo colazione, partenza per la visita di tutta la zona del Dallol.
La piana è una landa salina, desertica e desolata, con temperature che nella stagione calda raggiungono i 70°C ed è una regione inospitale, nata da quel che resta del cratere del vulcano e della esplosione della sua camera magmatica della valle del Rift (ultima eruzione del 1925).
Prima tappa è stata la visita alla spettacolare tavolozza di colori caldi delle piane di zolfo del Dallol, mosaico di terra battuta, cangiante per forme e struttura, in un variare di tonalità accese dal giallo al marrone passando per l'arancio il rosso il verde acido e il verde smeraldo, avvolti dai fumi di zolfo, a creare un patchwork di terre e acque.
Ci sono tante strane e curiose formazioni geologiche calcaree e depositi di sale lasciati dal Mar Rosso che si è ritirato: sorgenti calde acide, montagne di zolfo, coni di sale, piccoli geyser gassosi, vasche di acidi isolate da cornici di cristalli di sale e concrezioni. L'acqua è bollente tra gli 80 e i 100°C ed è ricca di sali di cloruro di potassio, sodio, magnesio, zolfo e ossido di ferro.
Seconda tappa sono state le straordinarie e appuntite torri basaltiche di lava vulcanica e sale, che si ergono dalla piana sottostante come candelotti di terra marrone e rossa dalle forme particolari e slanciate.
Terza tappa è stata la piscina naturale di acqua oleosa (verde-gialla come se fosse petrolio) che ribolle e pervade l'area di un odore forte e acido.
Quindi, dopo una ulteriore sosta al grande lago salato, ce ne siamo tornati al villaggio, dove abbiamo pranzato con un'ottima pizza in italian style cucinata dal nostro cuoco nel forno del villaggio e poi abbiamo trascorso il pomeriggio in ozio e riposo sui letti di paglia e ascoltando musica, circondati dai tanti bambini della comunità. In tarda serata abbiamo raggiunto la base militare del villaggio per acquistare delle birre (unico posto dove potevano essere vendute e consumate, perché nel resto del villaggio la dottrina islamica non permette vendita e consumo all'aperto di alcolici): i giovani militari trascorrono le giornate di riposo ubriachi davanti al televisore che propone surreali programmi simil reality.
20 Gennaio
Sveglia ore 6:30 e colazione con crepes calde e nutella + injera ripassata con pomodoro e spezie per chi voleva qualcosa di più strong.
Quindi in movimento verso il lago salato a vedere i lavoratori della piana del sale.
E' una distesa di blocchi di sale e aree di lavoro, un cantiere immenso a cielo aperto con tanti ragazzi che sotto un sole cocente e inginocchiati sulla terra arida picconano levigano e sollevano blocchi di sale instancabilmente e senza tregua per ore ed ore. I blocchi di sale a forma di parallelepipedo vengono poi tagliati a misura standard e caricati lateralmente alle gobbe del dromedario e sugli asinelli.
Abbiamo distribuito ai lavoratori occhiali da sole e lacrime artificiali, quindi fatto tante foto e poi una nuova ultima sosta al grande lago salato.
Dopo pranzo, in 1/2 ora di auto, abbiamo raggiunto il piccolo villaggio all'ingresso del Canyon di Saba, dove avremmo pernottato per la notte. Pomeriggio di relax sui materassi all'ombra e bagno al fiume, quindi nottata in sacco a pelo sui letti di paglia sotto le stelle.
21 Gennaio
Nottata burrascosa con due del gruppo che sono stati poco bene di stomaco e intestino e hanno avuto la febbre e hanno saltato la giornata nel canyon ma sono andati diretti al pronto soccorso del villaggio che avremmo raggiunto in serata. Per le 8 siamo partiti con 2 guardie armate e una guida dietro alle carovane di cammelli che portano il sale. Le carovane seguono il fiume tra le pareti rocciose, guadando il corso più volte e trovando refrigerio nelle sue acque. Per attraversare i 17 km di canyon occorrono circa 4 ore e 30 di cammino più le eventuali soste.
Caratteristica la sosta per il caffè etiope alle pendici di un'altura sulla quale sorgeva una piccola casa di paglia: il padre era a valle in una radura all'ombra accanto al corso del fiume con il fuoco acceso e l'acqua del fiume a bollire per fare il caffè e i chicchi di caffè a tostare; i due bambini facevano la spola con la casa in alto per portare tazzine e tappeto sul quale sedersi per degustare la bevanda (fatta ovviamente con l'acqua del fiume messa a bollire nella caffettiera etiope sul fuoco acceso...).
Seconda sosta per il pranzo arroccati all'ombra di un albero su una piccola rupe di lato al canyon.
Il canyon finisce sul villaggio di Malabediyi, dove in un capanna adibita a piccolo bar, abbiamo bevuto una coca, apprezzando il refrigerio dell'ombra della veranda, in attesa dell'auto che ci venisse a prendere. C'erano tanti tanti bambini, tra i quali una piccola bimba con una brutta e profonda ferita infetta alla pianta del piede, che ho "curato" al meglio che ho potuto.
L'auto ci è venuta a prendere e nel pomeriggio abbiamo raggiunto il villaggio di Bera Ale.
Qui ci siamo accampati per la notte in una delle grandi aule della scuola primaria locale e quindi, in attesa della cena, con una ragazza del posto, abbiamo fatto un giretto per il villaggio. Una strada e un ponte dividevano naturalmente il villaggio in due: la parte alta, vicina alla scuola, era la zona coopto ortodossa, mentre quella bassa, vicino al fiume, era la zona musulmana. In questa seconda zona abbiamo trovato un bazar dove per 250 birr, circa 8 euro, ho acquistato una bellissima sciarpa afar.
Prima di cena ci hanno allestito con un tubo che pescava l'acqua del pozzo, una "comoda" doccia all'aperto e abbiamo potuto toglierci di dosso la polvere e la stanchezza della giornata.
La cena è stata a base di ottimo capretto stufato. Nottata movimentata a litigare con le tante zanzare, trascorsa in sacco a pelo sui materassi che avevamo messo sul pavimento dell'aula.
22 Gennaio
Sveglia per le 6:30 perchè dopo 1 ora sarebbero arrivati i bambini per la scuola. Ultima colazione con il cuoco Messi per il periodo di viaggio nella depressione dancalica.
Prima di lasciare il villaggio, abbiamo visto i tanti bambini arrivare a scuola e, divisi per età e sesso, mettersi in fila indiana sui lati del piazzale e intonare l'inno etiope all'alzabandiera che si fa ogni mattina prima delle lezioni (e a fine giornata c'è altro canto di inno all'ammaina bandiera).
Quindi siamo partiti alla volta di Makallè percorrendo una sinuosa strada che scende verso valle e passa per la cittadina di Vukro e visitando nel tragitto, 2 chiese rupestri nella regione di Atbi, nel Tigrai (Mikael Ymba Church e Mikael Debra Salam).
Per le 16 siamo arrivati all'albergo: stanze spartane e pulite all'essenziale, ma elettricità per ricaricare fotocamere e smartphone, lento e incostante collegamento wifi e...doccia lunga e tiepida!!!
Cena surreale nel ristorante dell'hotel: 2 ore per portarci riso e verdure!!!
Una ragazza del gruppo stava ancora male nonostante gli antibiotici ed è tornata in PS dove le hanno sospettato una febbre tifoide (nonostante il vaccino) e, pertanto, lei ha deciso per il rimpatrio prima del previsto.
A Makallè abbiamo incontrato Kirtos, un ragazzo di 20 anni, che sarebbe stato la nostra guida per i successivi 5 gg di trek nell'altopiano del Tigrai.
Gli autisti Joele, Tzi e Tarek ci hanno salutato nel pomeriggio.
23 Gennaio
Per le 9 circa, dopo aver salutato la ragazza che stava male e altri 2 membri del gruppo che finivano lì il viaggio, noi restanti 7 siamo partiti verso l'altopiano, che abbiamo raggiunto dopo circa 2 ore e mezzo.
PRIMO TREK di 14 km totali, con i primi 2,5 km ripidi impervi e faticosi e i restanti, prima in salita costante lieve fino alla chiesa di S. Giovanni (Yohannes Meakudi) scavata in 1 grotta nella roccia, con dipinti bellissimi (Adamo e Eva, Erode, i diavoli, S. Giovanni, S. Giorgio, etc etc.), poi in discesa di 45 minuti fino al campo base a valle. In 6 ore totali abbiamo attraversato pendii con muretti a secco e fossili e poi una foresta simil pluviale con palme e albero sui quali si arrampicavano le scimmie e un'oasi al centro.
Alle 18 le tende erano già montate (alla meno peggio e comunque in maniera sbagliata) dai ragazzi amici della guida, e alla 19:30 abbiamo cenato con pasta, verdure e minestra , quindi, abbiamo concluso la serata a scaldarci e ridere davanti a un grande fuoco.
24 Gennaio
Dopo colazione, per le 9, siamo andati a visitare una casa del villaggio per assistere al rito di preparazione del caffè etiope. La famiglia etiope della casa, era la famiglia di origine della nostra guida.
SECONDO TREK circa 2 km e 1 ora di cammino in salita con 200 mt di dislivello fino a raggiungere la chiesa rupestre più grande della zona (Deprection Abuna Abhram), tre volte più grande delle altre. Le chiese del Tigrai risalgono al 5°-10° secolo d.C., quest'ultima invece è più recente, risalendo al 14° secolo d.C.
Siamo ripartiti e, dopo 4 km di sali e scendi, siamo giunti a visionare un'altra piccola chiesetta (chiusa al pubblico). Il paesaggio è davvero suggestivo: alberi e cespugli verdi, prati e campi arsi dal sole, sfumature dal giallo ocra al marrone, pinnacoli di roccia rosso scura che si stagliano nel paesaggio, panorama idilliaco. Ogni tanto compare una chiesetta e il paesaggio diviene più o meno brullo.
Nelle zone più declivi si possono trovare case di pietra rossa argillosa o sabbiosa con muretti a secco e tante piante grasse (aloe, agave e cactus).
C'è tanta flora e fauna: cascate, sigomori giganti dalle radici possenti, piante di pepe, escrementi di iena, babbuini, capre, mucche, asinelli, pecore, dromedari, cani, gatti e galline. E poi tanti tanti bambini, che spuntano in ogni dove e ti corrono dietro e uccelli hornville). E infine tanti preti, con la loro sciarpa bianco sporco e il turbante in testa unito a bastone e croce di legno.
Lasciata la chiesetta, dopo circa 1 km di pendio, in una ventina di minuti siamo giunti a un pianoro con vista mozzafiato sulla vallata e abbiamo mangiato riso con sugo di verdure e injera con salsa piccante. Quindi dopo una pausa di relax sotto il sole, ascoltando musica, ci siamo incamminati verso valle.
25 Gennaio
Risveglio di buon mattino e arrampicata sul sigomoro gigante tutti insieme per la foto di rito.
TERZO TREK di 14 km, partenza per le 830. Bellissimo il paesaggio semipianeggiante in mezzo a fattorie e campi coltivati.
Dopo 40 minuti di cammino abbiamo raggiunto una chiesa incastonata tra le rocce (Maryam Papaseti) in mezzo ad una vegetazione ad impronta tropicale simil giungla/foresta pluviale. La chiesa non è raggiunta facilmente dall'illuminazione naturale, pertanto i meravigliosi dipinti dovevano essere ammirati alla luce di una candela.
Lasciata la chiesa abbiamo proseguito il trek in un paesaggio costantemente simile a se stesso. Ci siamo fermati per il ristoro, accanto a una scuola elementare all'ombra di un sigomoro gigante e quindi abbiamo pranzato poco più in alto nella casa tipica di alcuni contadini e allevatori, insieme a tutta la famiglia riunita. I due ragazzi in famiglia si erano appena sposati (gennaio è il mese dei matrimoni). Ci hanno offerto birra locale (simile a acqua e aceto caldo...) e injera con salsa piccante e per finire il solito buonissimo caffè etiope. Tutta la famiglia è stata molto gentile e accogliente e dopo pranzo abbiamo ballato e battuto le mani tutti insieme al suono della musica dei giorni di festa, ripetendo il rito che si fa durante il giorno del matrimonio. Lasciata la casa abbiamo continuato il trek, ridiscendendo verso valle dopo una sosta in un bel punto panoramico che dominava tutta la vallata. Abbiamo raggiunto una scuola nel tardo pomeriggio e, dopo aver visto le varie classi finire la giornata di studio, rispondere alla domande dei professori e cantare l'inno, abbiamo cenato sulla veranda della scuola, riscaldati dal solito fuoco e abbiamo trascorso la nottata dormendo nel sacco a pelo sul pavimento di una delle aule.
26 Gennaio
Sveglia, colazione e partenza "di precisione" per le 8:30 in quanto dovevamo lasciare la struttura libera per gli studenti che iniziavano le lezioni.
QUARTO TREK di 14 km tra saliscendi nell'altopiano. Numerosi allevatori e bambini delle varie fattorie di bestiame. Nel percorso abbiamo trovato diversi e bellissimi punti panoramici sulla vallata: il paesaggio ricordava molto quello della Monument Valley statunitense. Per le 1230 abbiamo raggiunto il limitare della foresta, all'inizio della vegetazione simil giungla, e abbiamo pranzato davanti a una piccola hotspring. Quindi ci siamo addentrati nell'altalenante e stretto sentiero tra cactus e rovi e in un'ora, con qualche graffietto e un pò di claustrofobia, abbiamo raggiunto l'altro lato del versante al di fuori della vegetazione. Il paesaggio e la natura erano bellissimi, sembrava di stare in una foresta pluviale, ma, appena la visuale si apriva, il panorama era quello caldo e roccioso delle valli più aride del mondo.
Per le 15 abbiamo così raggiunto un'altra bella chiesetta incastonata nella roccia, Abune Gebre Michael, scavata in una grotta su di un promontorio a picco sulla vallata.
I dipinti sui muri erano davvero bellissimi, con dei colori sgargianti nelle tonalità di blu e giallo e ben visibili perchè illuminati dalla tanta luce che entrava dall'esterno. La discesa ha visto il primo tratto pendente su rocce un pò scivolose, quindi ci siamo ritrovati in un ripido canalone stretti tra due muri di roccia e, scesi con molta molta cautela, abbiamo raggiunto l'ultimo campo base.
La sosta scelta per montare le tende e passare la notte è stata bellissima: in una spianata stretta e lunga formata da un'ampia sporgenza delle rocce a picco. Nell'area c'era una hot spring e diverse vecchie costruzioni in muratura, oramai abbandonate, risalenti al periodo in cui la guerriglia clandestina combatteva contro la dittatura. Doccia attrezzata alla bene e meglio con catino di acqua pulita sotto a un albero, cena e solito fine serata davanti al fuoco. Nottata un pò umida, ma tranquilla, cullati dal rumore del vento e dai tanti versi di uccelli e animali della foresta.
27 Gennaio
Ore 8:30, con i bagagli già pronti e le tende smontate e ripiegate, si lascia il campo base.
Il trek è oramai finito, la notte ci attenderà di nuovo la civiltà, ma abbiamo ancora tempo per visitare l'ultima, ma certamente non meno importante, chiesa rupestre. Anzi, la chiesa rupestre per eccellenza nella zona di Geralta: ABUNA YEMATA GUH.
Dopo un veloce e poco ripido avvicinamento alla base della parete rocciosa, si lasciano calze e scarpe e, a piedi nudi, ci si arrampica e in 5 minuti si raggiunge il primo pianoro, da dove, altri 5 minuti di arrampicata portano fino al sentierino esposto che costeggia la roccia e conduce sul retro della parete rocciosa, a picco sul canyon tra le guglie rocciose. In fondo alla cengia rocciosa esposta a picco sul canyon, ritroviamo sulla destra il piccolo ingresso della affascinante e suggestiva chiesetta scavata nella roccia. Uno spettacolo indescrivibile, un'emozione forte, arrampicarsi e poi ritrovarsi in un ambiente così carico di sacralità ed intimità, immerso nelle altezze e nella natura più selvaggia. Per quelli più in difficoltà o che soffrono le vertigini è utile portare con sè corde e imbrago per salire in sicurezza.
L'ultimo pranzo è all'aperto in un campo verde vicino ad alcuni sigomori. Quindi nel pomeriggio si rientra a Makalle al Moringa Hotel (scarso, con wifi mal funzionante e stanze veramente spartane...). Ma... finalmente...DOCCIA!!!! Quindi ci siamo ritrovati a visitare il mercato cittadino insieme alla nostra abile guida, Kiros, per fare acquisti prepartenza tipici e a prezzi non da turisti.
La sera cena tutti insieme con Kiros e il nostro cuoco Masai al ristorante Karibu (dove Masai cucina): per rientrare lentamente nel clima italiano, abbiamo mangiato delle pizze veramente ottime!
28 Gennaio
Domenica di festa a Makallè, sia per la giornata religiosa con la messa, sia per la partita della squadra locale del pomeriggio che ha fatto colorare la città di rosso e bianco. Facciamo un lungo giro nel mercato, dove compriamo spezie, stoffe, bracciali, caffè e tanto altro e gustiamo un’ottima spremuta di frutti tropicali prima di rilassarci nel bellissimo giardino del Karibu. Dopo pranzo, nel primo pomeriggio torniamo in albergo e quindi ci dirigiamo all'aeroporto per il volo di rientro Da makallè a Addis Abeba e quindi da Addis Abeba a Milano Malpensa (il 29 gennaio). Per la cronaca, il Makallè ha vinto la partita e la città è finita nel caos dei festeggiamenti.
PENSIERI DI VIAGGIO
Tanti i ricordi indelebili impressi nella memoria: i paesaggi lunari e desolati del sito archeologico di Lucy; i volti bruciati dal sole dei lavoratori nelle aride depressioni delle piane di sale; i sorrisi genuini dei bambini e gli occhi profondi delle bellissime donne etiopi nei mercati e nei villaggi; la tavolozza di colori delle distese di zolfo del Dallol; le lunghe e lente carovane di cammelli nel suggestivo Canyon di Saba; il calore del magma che ribolle potente nel cratere del maestoso vulcano Erta Ale; i rossi tramonti sulle placide acque salate del lago Afdera; le umide notti in tenda e sacco a pelo, cullata dal rumore del vento e della natura selvaggia, sotto un cielo trapunto di migliaia di luccicanti stelle in luoghi a volte magici e a volte inospitali; i paesaggi incontaminati e i panorami mozzafiato dei trek polverosi nelle montagne e altopiani di Gheralta; i variegati e colorati dipinti delle chiese rupestri, da raggiungere a piedi nudi e incastonate e nascoste tra le rocce.
E per finire: l'ottima cucina dai sapori decisi e genuini e da affrontare con le mani, tutti insieme dallo stesso piatto, quasi come in un rito conviviale che unisce tutti, anche se diversi per etnia o religione.
Tutto questo, e forse ancor di più, é stato il mio ultimo viaggio, entusiasmante e avventuroso.
TUTTO QUESTO È: ETIOPIA.
INFORMAZIONI UTILI
Costo totale del viaggio per 17 gg: circa 2800-3000 euro
1) Passaporto con validità di almeno 6 mesi.
Dal 12/06/2017 il visto viene obbligatoriamente rilasciato on-line cliccando su https://www.evisa.gov.et/#/home dove i richiedenti si registreranno e pagheranno con carta di credito. Una volta che la richiesta online è stata approvata, si riceverà per e-mail l’autorizzazione a viaggiare in Etiopia. Il loro passaporto verrà timbrato con l’apposizione del visto all’arrivo.
2) La moneta è l’Ethiopian Birr, il cui cambio era di 1 € circa 30 Birr ed 1 USD circa 27,6 Birr. Alla banca dell’aeroporto, in questa viene applicato un tasso di cambio in linea con quelli di Addis e consente di risparmiare tempo per il cambio in città.
3) Febbre gialla: consigliata, obbligatoria solo se si transita da specifici Paesi africani.
È indispensabile avere sempre attiva la vaccinazione antitetanica.
Utili anche le vaccinazioni per l’Epatite A e B, tifo e colera. Antimalarica: Consigliata.
Pulci e zecche: Le pulci sono una costante, soprattutto in alcuni monasteri, le seconde possibili attorno ai cammelli, quindi attenzione anche se è raro prenderle.
Si beve sempre acqua in bottiglia evitando cibi e verdure crude per cui rischi limitati avendo cura di lavarsi spesso le mani o disinfettandole con gli appositi preparati soprattutto dopo aver maneggiato le banconote che, sporchissime, sono veicolo di germi indesiderati.
Importante: Nel Canyon di Saba l’acqua scorre (anche limpida) e non è stagnante, ma passandoci i cammelli ci passa di tutto, potete farvi il bagno ok no problem, ma dopo fatto il bagno evitate di mettere mani in bocca etc.
4) In Etiopia sugli altipiani ed in Dancalia piove da giugno a settembre; da ottobre a marzo il tempo è per lo più stabile e sereno, senza precipitazioni. Di notte, sull’altipiano, può essere fresco (5-18° fino ai 22°). Durante il trek le temperature sono state di circa 28°/30° nelle ore calde (il caldo è secco ma si fa sentire nelle camminate) per scendere intorno ai 10° la notte (consigliato un sacco a pelo un po’ più pesante di quello che portate in Dancalia. In Dancalia a Gennaio il clima è il migliore possibile 38/40°C di giorno, 22/25°C ventilato di sera, freddo verso il mattino così da richiedere una copertina (sacco lenzuolo) od un sacco a pelo leggero. Fa giorno alle 6,30 con il sorgere del sole e la luce termina alle ore 18,30.
5) Prefisso dall’Etiopia all’Italia 0039 per l’Etiopia 00251. I costi per chiamare e ricevere sono molto alti. Il telefono tranne che sull’Erta Ale e ad Asso Bhole prende ovunque.
6) Negli alberghi è stato possibile utilizzare apparecchi elettrici e ricaricare le batterie di telecamere e macchine fotografiche. La corrente è a 220 Volt e non servono adattatori, le prese sono come le nostre.
7) Per le foto chiedere sempre il permesso soprattutto nei mercati e nei villaggi Afar. Ad Asayta non eravamo ben visti, ma è successo solo a noi.
8) Blog Andrea Semplici
9) Guida di Viaggio Etiopia
10) Viaggiare Sicuri
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